Due giorni di mangiate epiche cominciano a mettere pressione al fegato e ad altri organi interni, decisamente provati dalle caratteristiche luculliane del Natale partenopeo.
Come ogni buon prete dudeista e discepolo del Drugo Cosmico ho mostrato a tutti la retta via: Tenere Botta, tra un florilegio di antipasti e un tris di paste, tra una strage ittica al forno e una insalata di rinforzo. Il tutto bagnato da vini vulcanici che aiutavano a dare un tono a tutto l'ambiente, esteriore e interiore.
Ho fatto innumerevoli strike di struffoli e rococò, felle di pastiera e tazzulelle di caffè.
Ora sono svaccato sul divano, la rotondità della panza in bella mostra, il respiro pesante di chi ancora deve digerire le pupaccelle e l'occhio vitreo che sa di Falanghina dei Campi Flegrei.
Tra poco mi alzo e vado a farmi la barba, ascoltando Jerry Lee che incendia i tasti del pianoforte. Chissà se riuscirò a vedere anche grandi palle di fuoco...
Vi saluto con una perla tratta dal Kee Te Muort, manuale di dudeismo partenopeo:
"Bussate e vi sarà aperto. Appena riesco ad arrivare alla porta."
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