Nell'ultimo anno e mezzo ho praticamente interrotto qualsiasi attività sportiva. Un po' per mancanza di tempo, visti gli impegni familiari e i turni di lavoro, un po' perché qualche piccolo acciacco fisico mi ha impedito di allenarmi.
Nella mia vita ho fatto solo tre sport: pallacanestro, calcio e pugilato. Tutti sport di contatto, che presuppongono un allenamento duro e faticoso. Discipline, quindi, prive di autentico spirito dudeista (eccezion fatta per il ruolo dello portiere, come spiego qui).
Ora che il medico mi ha consigliato di ricominciare a fare un po' di blanda attività sportiva, mi sono trovato a dover scegliere uno sport in cui non vi fosse contatto fisico e che si confacesse ai miei impegni di famiglia e di lavoro. Trovandomi a cercare, ho pensato a tutti gli sport dudeisti (di cui parlo qui) e alla fine ho deciso di provare uno sport estremo: il ping pong. E ieri sera sono andato per la prima volta ad un allenamento di tennistavolo.
Sono arrivato alle 20, come da accordi telefonici con l'allenatore. Dopo le presentazioni di rito, mi ha spiegato un po' di cose. Innanzi tutto, i materiali: palline e racchette. Sulle palline c'è poco da dire, visto che ormai si trovano facilmente ovunque.
Sulle racchette, in inglese blades, c'è invece un discorso da fare. Ho scoperto infatti che la quasi totalità dei giocatori si costruisce da sé la propria racchetta. Ognuno si sceglie il telaio e le gomme più adatte al proprio dritto e al proprio rovescio, poi assembla tutto e con le forbici ritaglia la gomma seguendo la forma del telaio. Quindi le racchette che troviamo negli store, tutte perfettamente assemblate, vanno bene solo per giocare al campeggio...
Poi è iniziato l'allenamento. Tanti scambi, tecniche di servizio, esercitazioni sugli effetti in attacco e in difesa. Inutile dirvi che ero nettamente il più scarso tra i presenti: gli altri tiravano saette e imprimevano effetti stupefacenti alle loro palline. Io, invece... beh, diciamo che sono più portato per il bowling. Poi sono cominciate le partite: chi vinceva andava a sfidare il vincente di un altro tavolo, chi perdeva faceva lo stesso con un altro perdente. Devo dirvi che i tavoli di ping pong davano un tono a tutto l'ambiente. Senza di loro, sarebbe stata una spoglia palestra scolastica della periferia romana.
Sapete quante partite ho vinto? NESSUNA! Tutte sconfitte! Però non è stato un problema, anzi: nelle ultime partite sono stato anche capace di realizzare un numero decente di punti.
Finito l'allenamento, ho capito perché il tennis tavolo è giustamente considerato uno sport estremo per noi dudeisti. Ci si muove sempre, i ritmi sono alti e si suda parecchio. Però si fa al coperto, con gente di tutte le età e tutte le panze, e tranquillamente ci si può scommettere un white russian. E poi, parliamoci chiaro: è una disciplina che presuppone un avversario. Non si può giocare da soli.
Ogni Yin ha bisogno di Yang.
Ogni Ping ha bisogno di Pong.