My birthday 2017



Siamo arrivati presto. Mia moglie guidava il passeggino con l'erede più piccolo, io cercavo di tenere a bada l'eccitazione dell'erede più grande. Il bowling di Ciampino era vuoto. Solo una pista occupata. In serata si sarebbe riempito per un torneo, ma alle 18.30 non c'era nessuno. Abbiamo chiesto una pista con le alzate laterali per impedire alla palla di perdersi nei corridoi, adducendo come motivazione il fatto che Federico, il maggiore dei miei figli, avesse meno di sei anni e fosse ancora poco pratico. In realtà, le alzate aiuteranno anche me e mia moglie ad evitare figuracce clamorose, ma questo non ditelo in giro.
Prendiamo le scarpe da bowling: numero 45 per me, 41 per Rachele e 33 per Federico. Il piccolo Manuele, un anno e mezzo di tenerezza e cinque dentini in bocca, stava comodamente seduto nel passeggino, ma appena siamo arrivati sulla pista è voluto scendere. Giustamente, aggiungerei: la novità del bowling era troppo ghiotta per non farsi un giro tra le piste e provare a prendere qualche palla. Nell'arco della serata dovremo rincorrerlo parecchie volte e acchiapparlo in tempo, per evitare che vada a fare amicizia coi birilli...
Il primo a tirare sono io. Palla da 13 kg. Rincorsa, tiro... baam, dolore incredibile al pollice. Ok, abbiamo capito: data la condizione delle mie dita, meglio scendere di un chilo e prendere una palla con le dita più strette e più vicine. Eppure io ci sono andato a fare la radiografia alle mani, ma il dottore (o quel cane col grembiule bianco travestito da dottore) mi ha detto che non ho niente. Nessun problema. Dita de fero, come dicono a Roma.
Secondo a tirare, Federico. Lancio della palla che quasi sfonda la pista. Federico, a papà, la palla va fatta scorrere... non va lanciata! Piegati sulle gambe e tira, così! Beh, vi dico solo che in due partite farà 163 punti. Risultato di tutto rispetto per un bambino di nemmeno sei anni!
Rachele è l'ultima a tirare. Sta in forma, si capisce dai primi due tiri: SPARE! A fine serata sarà lei a vincere, con quasi 200 punti e nonostante abbia lasciato qualche tiro a Federico, il quale, preso dall'eccitazione, ha chiesto di poter tirare anche quando non fosse il suo turno!
Dopo due partite, ci siamo accomodati ad un tavolo e abbiamo cenato. Pizza, fritti, coca cola e una bella birra da 66 che dà un tono a tutta la cena. Intanto era cominciato il torneo e ho potuto apprezzare qualche bel giocatore di bowling. Giocatori seri, con le divise e tutto l'armamentario di tiri ad effetto. Terminata la cena, ci siamo fatti un paio di partite di calcio balilla giusto per far cominciare la digestione e poi siamo tornati a casa.

Che dire... una serata fantastica. Coi ritmi giusti, come piace a me. Senza frenesia e senza monotonia. Il bowling è davvero un grande sport. Ideale per bambini e adulti, perfetto per giocare in famiglia o con gli amici. Infatti ci siamo ripromessi di tornare al Mondial Bowling di Ciampino quanto prima, visto che abitiamo a cinque minuti di distanza.
Ci si vede, guagliù.

Calcio e Dudeismo: il portiere



Il calcio è uno sport fantastico, ma anche molto faticoso. Tutti abbiamo giocato da bambini: chi nello spiazzale vicino casa, sbucciandosi le ginocchia sull'asfalto per rincorrere un supersantos da duemila lire; chi sui campi di pozzolana delle scuole calcio, tirando calci a un pallone di cuoio.
Siccome tutti volevamo essere Maradona e nessuno voleva essere Garella, il più delle volte si facevano i turni in porta: a tempo oppure ad ogni gol, fatto o subito. Nessuno voleva giocare in porta. Poi vennero Benji Price ed Ed Warner, e allora a qualcuno di noi venne la voglia di tuffarsi per terra e di parare piuttosto che tirare.
Tra tutti i ruoli del calcio, il portiere è certamente quello più adatto ai dudeisti. Non parlo del portiere professionista, che si sottopone ad allenamenti fisici, atletici e tecnici davvero estenuanti. Parlo del portiere di periferia, lo scaciato protagonista delle infrasettimanali di provincia. Quello con la tuta alla Király e la panza che attutisce i tuffi. Quello che alle movenze feline sostituisce le movenze bovine. Quello che gioca per il premio partita: un panino con la salsiccia e una birra con gli amici. Se si è vinto una partita di torneo, allora si può persino festeggiare con un white russian prima di tornare a casa dalla Signora Molto Speciale.
Il portiere può parare con una mossa di Tai Chi e ha una divisa che dà un tono alla partita: sgargiante in genere, certamente diversa da tutte le altre in campo. Mentre tutti si affannano, lui può tranquillamente appoggiarsi al palo e contemplare il divenire cosmico. L'unico momento di autentica tensione è il calcio di rigore. Assomiglia un po' all'ultimo tiro di una partita di bowling, quando di fronte a te c'è un birillo infame che non è voluto cadere e ti ha impedito lo strike. 

20 anni fa



20 anni fa, oggi.
20 anni fa spegnevo 17 candeline. Non avevo la patente. Non avevo capelli bianchi. Non ero fidanzato con quella che sarebbe diventata mia moglie. Ovviamente, non avevo figli. 
Il Napoli se la passava una schifezza. Il pizzetto era ancora relativamente corto. La chitarra era perennemente accordata. I colori dei tramonti erano più belli. Pesavo 30 kg di meno.
A parte questo, non ero un tipo felice. Perennemente incazzato per un motivo o con qualcuno. La politica, la voglia di cambiare le cose, gli sbirri che manganellavano e lanciavano lacrimogeni, le tifoserie avversare che cagavano il cazzo e andavano messe a posto, il rock che si commercializzava sempre di più, sto sfaccimma di nuovo millennio che prometteva cazzate a go-go (infatti non ha mantenuto nemmeno una delle promesse fatte 20 anni fa).
20 anni fa non ero certo un dudeista in erba. Oddio, in erba ci andavo spesso... ma il dudeismo non esisteva ancora. Anche perché Il Grande Lebowski uscirà solo l'anno dopo. Però già adoravo il bowling. Mi ero appassionato durante i numerosissimi filoni autunnali e primaverili a scuola. Andavamo spesso al bowling di Fuorigrotta, quello vicino l'Edenlandia. La maggior parte dei miei compagni di classe (e di filone) si piazzavano sul calcio balilla e potevano stare lì per ore. All'impiedi. Ad aspettare il proprio turno.
No, non faceva per me e per quella minoranza grunge che preferiva affondare nei divanetti. E i divanetti delle piste da bowling erano perfetti. Prendevamo una pista, davamo nomi che assomigliavano a sfottò, indossavamo le scarpette da bowling e iniziavamo a giocare.
20 anni fa festeggiai il mio compleanno proprio così. La mattina al bowling con gli amici e qualche ragazza a cui fare la corte (noi dudeisti Avanti Drugo avevamo modi particolari di fare la corte, diciamo che oscillavamo tra il romantico e il "passami la canna o levati dalle palle"). La sera andai a giocare a calcio, su un campo di pozzolana che chiamavamo Il Padovano.

Ho nostalgia di quel periodo? Certo che si. Ricordo, però, come mi sentivo a quei tempi... e non ero felice. Forse perché l'adolescenza è tutta un casino. Forse perché ci manca quando non siamo più adolescenti. Quindi la mia nostalgia è più nei ricordi e nei volti che incrociavo quasi ogni giorno piuttosto che nelle cose che facevo e nel modo in cui le vivevo.
Se potessi, tornerei a quel periodo? Certo che si. Ma solo una settimana, non di più. Poi vorrei tornare qui. Al mio lavoro da impiegato senza stimoli. A mia moglie. Ai miei figli. E alla partita di bowling che giocherò stasera per festeggiare il mio compleanno. 
Perché? Ma è semplice: non so quanti strike farò stasera. E il bello della vita è tutto lì: nel non sapere, nello scoprire. 
Nel vivere, non nel rivivere.