Happy Dude Year 2020



Tra poche ore saluteremo il 2019 brindando e augurandoci il meglio. Il nostro pianeta ha semplicemente concluso un giro intorno alla nostra stella, quindi in realtà non ci sarebbe nulla da festeggiare. Eppure, vuoi per tradizione, vuoi perché festeggiare è sempre divertente, ci ritroveremo in famiglia o con gli amici a bere e a ingozzarci.

Non voglio rovinarvi la festa, ma mi limito a piccole banali considerazioni che tutti dovreste tenere a mente:

- nel 2020 ci saranno ancora reazionari, turbocapitalisti, nichilisti e esperti dell'impegno civico che si sentiranno meglio di voi;

- nel 2020 ci saranno ancora tipi che pisceranno su ciò che dà un tono al vostro ambiente interiore e altri pronti a ucvidervi perché avete semplicemente pestato una linea e "questo non è il Vietnam, qui ci sono delle regole" ;

- nel 2020 ci saranno ancora persone che organizzeranno fregature e truffe, che saranno pronte a vendersi e "se mi dai un centone puoi guardare", che si faranno corrodere dall'ansia, dal traffico, dai soldi e da un effimero e chimerico potere.

Nel 2020 ci saranno tutte queste cose. E il nostro compito sarà sempre e solo uno: Tenere Botta, tra uno strike e un white russian. 

Buona fine e buon principio, fratelli e sorelle e signore molto speciali.

Residui



Due giorni di mangiate epiche cominciano a mettere pressione al fegato e ad altri organi interni, decisamente provati dalle caratteristiche luculliane del Natale partenopeo.
Come ogni buon prete dudeista e discepolo del Drugo Cosmico ho mostrato a tutti la retta via: Tenere Botta, tra un florilegio di antipasti e un tris di paste, tra una strage ittica al forno e una insalata di rinforzo. Il tutto bagnato da vini vulcanici che aiutavano a dare un tono a tutto l'ambiente, esteriore e interiore.

Ho fatto innumerevoli strike di struffoli e rococò, felle di pastiera e tazzulelle di caffè. 
Ora sono svaccato sul divano, la rotondità della panza in bella mostra, il respiro pesante di chi ancora deve digerire le pupaccelle e l'occhio vitreo che sa di Falanghina dei Campi Flegrei.

Tra poco mi alzo e vado a farmi la barba, ascoltando Jerry Lee che incendia i tasti del pianoforte. Chissà se riuscirò a vedere anche grandi palle di fuoco...

Vi saluto con una perla tratta dal Kee Te Muort, manuale di dudeismo partenopeo:
"Bussate e vi sarà aperto. Appena riesco ad arrivare alla porta." 

Yin yang e Ping pong



Nell'ultimo anno e mezzo ho praticamente interrotto qualsiasi attività sportiva. Un po' per mancanza di tempo, visti gli impegni familiari e i turni di lavoro, un po' perché qualche piccolo acciacco fisico mi ha impedito di allenarmi.
Nella mia vita ho fatto solo tre sport: pallacanestro, calcio e pugilato. Tutti sport di contatto, che presuppongono un allenamento duro e faticoso. Discipline, quindi, prive di autentico spirito dudeista (eccezion fatta per il ruolo dello portiere, come spiego qui).

Ora che il medico mi ha consigliato di ricominciare a fare un po' di blanda attività sportiva, mi sono trovato a dover scegliere uno sport in cui non vi fosse contatto fisico e che si confacesse ai miei impegni di famiglia e di lavoro. Trovandomi a cercare, ho pensato a tutti gli sport dudeisti (di cui parlo qui) e alla fine ho deciso di provare uno sport estremo: il ping pong. E ieri sera sono andato per la prima volta ad un allenamento di tennistavolo.

Sono arrivato alle 20, come da accordi telefonici con l'allenatore. Dopo le presentazioni di rito, mi ha spiegato un po' di cose. Innanzi tutto, i materiali: palline e racchette. Sulle palline c'è poco da dire, visto che ormai si trovano facilmente ovunque. 
Sulle racchette, in inglese blades, c'è invece un discorso da fare. Ho scoperto infatti che la quasi totalità dei giocatori si costruisce da sé la propria racchetta. Ognuno si sceglie il telaio e le gomme più adatte al proprio dritto e al proprio rovescio, poi assembla tutto e con le forbici ritaglia la gomma seguendo la forma del telaio. Quindi le racchette che troviamo negli store, tutte perfettamente assemblate, vanno bene solo per giocare al campeggio...

Poi è iniziato l'allenamento. Tanti scambi, tecniche di servizio, esercitazioni sugli effetti in attacco e in difesa. Inutile dirvi che ero nettamente il più scarso tra i presenti: gli altri tiravano saette e imprimevano effetti stupefacenti alle loro palline. Io, invece... beh, diciamo che sono più portato per il bowling. Poi sono cominciate le partite: chi vinceva andava a sfidare il vincente di un altro tavolo, chi perdeva faceva lo stesso con un altro perdente. Devo dirvi che i tavoli di ping pong davano un tono a tutto l'ambiente. Senza di loro, sarebbe stata una spoglia palestra scolastica della periferia romana.
Sapete quante partite ho vinto? NESSUNA! Tutte sconfitte! Però non è stato un problema, anzi: nelle ultime partite sono stato anche capace di realizzare un numero decente di punti. 
Finito l'allenamento, ho capito perché il tennis tavolo è giustamente considerato uno sport estremo per noi dudeisti. Ci si muove sempre, i ritmi sono alti e si suda parecchio. Però si fa al coperto, con gente di tutte le età e tutte le panze, e tranquillamente ci si può scommettere un white russian. E poi, parliamoci chiaro: è una disciplina che presuppone un avversario. Non si può giocare da soli. 
Ogni Yin ha bisogno di Yang.
Ogni Ping ha bisogno di Pong.


Cucina Dudeista - Menu Zero



Se vi facessi la domanda "cosa beve il Drugo?", sicuramente mi rispondereste che il Nostro adora il white russian e, in secondo ordine, la birra. Ragion per cui le due bevande sopra citate sono diventate il riferimento per ogni dudeista sulla faccia della Terra.
Ma se vi chiedessi "cosa mangia il Drugo?", sarebbe molto più difficile rispondere. E dobbiamo poi considerare il fatto che un dudeista italiano, come è il caso mio, sarà abituato ad una cucina e a prodotti diversi da quelli di un dudeista giapponese o brasiliano. E tutti noi, probabilmente, mangeremo e cucineremo cose diverse da quelle del Lebowski californiano.
Il post che state leggendo, quindi, vuole inaugurare una serie di ricette gastronomiche adatte ad un dudeista italiano, ma che - data l'internazionalizzazione della cucina italiana - può tranquillamente appartenere anche alla tradizione culinaria di un dudeista europeo o extraeuropeo.

Partiamo dai principi:
Quali devono essere le caratteristiche di una cucina dudeista?
Tutto ciò che è dudeista deve rispondere alla suprema Legge della Kalma. Quindi la cucina dudeista deve essere , innanzi tutto, una cucina rilassante, non difficile e priva dello stress del tempo (di preparazione, di cottura e persino di consumazione).
Seconda cosa, la cucina dudeista deve essere flessibile: non è la nostra spesa che deve adeguarsi al nostro piatto, ma il contrario. Quindi aprite il frigorifero e cucinate quello che avete. Se, però, volete colpire favorevolmente la vostra Signora Molto Speciale preparando una cenetta a lume di candela e Creedence Clearwater in sottofondo, allora potete recarvi nel vicino supermercato a comprare qualcosa adatto allo scopo. Portatevi il libretto degli assegni, non si sa mai...

Oggi partiamo con un primo menu, il Menu Zero.
Come vedrete, vengono rispettate sia la Legge della Kalma che la flessibilità (perché immaginiamo che chiunque abbia questi prodotti a casa o che possa reperirli facilmente).
Parliamo di un menu completo: antipasto, primo e secondo.

Antipasto: Bruschette al pomodoro.
Prendete un po' di pane avanzato, tagliatelo a fettine e mettete le stesse su una piastra già calda. Intanto sciacquate e tagliate qualche pomodorino a cubetti e conditelo con olio, sale e qualche foglia di basilico, anche tritata. Una volta abbruscate entrambe le facce delle fettine di pane, mettetele su un piatto grande e versateci sopra i cubetti di pomodoro conditi.

Primo piatto: Pasta al burro, pepe e salvia.
Il primo piatto più dudeista che esita! Mettete a bollire l'acqua sul fuoco, quando bolle gettate un pungo di sale grosse e, un minuto dopo, il quantitativo di pasta che vi serve (se siete in due, buttate tre etti; se siete in tre, buttate quattro etti e così via...). Sulla confezione della pasta è indicato il tempo di cottura; vi consiglio di toglierla un minuto prima. Scolate la pasta, conservando un mestolo di acqua di cottura. Rimettete la pentola sul fuoco e inseriteci dentro un bel pezzo di burro e una copiosa spolverata di salvia e di pepe nero. Si scioglierà in pochissimo tempo. Ributtateci dentro la pasta e il mestolo di acqua di cottura. Girate tutto con vigoria, magari aggiungendovi del parmigiano se vi piace il formaggio. 
Dopo due minuti, mettete un filo d'olio e girate ancora un minuto.
Servite e strafocatevi.

Secondo piatto: Wurstel.
C'è qualcosa di più semplice e veloce da preparare? Potreste anche buttarli nel microonde! Ma dato che siamo chef dudeisti, proviamo a cucinarli!
Sulla piastra che avete utilizzato per le bruschette metteteci dei wurstel, magari tagliati in lunghezza. Si cucineranno in pochi minuti. 
Contorno consigliato: una verdura fatta alla piastra (ad esempio, fettine di zucchine o melanzane) OPPURE una lattuga condita con olio e sale (e aceto o limone, in base alle preferenze) OPPURE patatine surgelate fritte in padella (l'idea di mettersi a tagliare le patate per realizzare un contorno non va MAI presa in considerazione nella cucina dudeista).


Buon appetito, drughi!


Sempre peggio



In Alabama si rischia il carcere se si abortisce.
In Brasile il neoeletto presidente vuole "schiacciare la testa con gli anfibi" all'opposizione.
In Europa l'estrema destra è ovunque in ascesa.
E tutto il Pianeta sta per raggiungere il point break per quanto concerne l'inquinamento.

Ci vuole davvero Kalma.
Tantissima Kalma.


Passatismo tecnologico



Sono un lurido passatista. Ammetto la mia colpa.
Almeno per quanto concerne le nuove tecnologie.
Sia chiaro: ho lo smartphone, navigo in internet, bazzico i social e faccio tutte le cose richieste ad un normodotato tecnologico in una società a capitalismo avanzato.
Il problema è che faccio tutto senza poesia. Tanti input e output, ma nessun tappeto per la mia anima. Nulla che dia un tono all'ambiente.

Covo, ad esempio, un desiderio nascosto: scrivere lettere. Prendere un foglio di carta, impugnare una penna e scrivere a mano una lettera. Poi imbustarla e spedirla. Presentarmi in pantaloncini e sandali all'ufficio postale, con l'immancabile paio d'occhiali scuri conficcati sul naso, e chiedere alla signorina molto speciale dell'ufficio di darmi un francobollo ché devo spedire una lettera. E poi bermi un white russian fuori al bar situato di fianco alla posta, fantasticando sulla faccia del destinatario nel ricevere una lettera scritta a mano nel 2019.

C'è una cosa che, invece, proprio non riesco a fare: usare le chat per mandare lunghissimi papielli, scritti o vocali, ad amici e conoscenti vari. Non so se vi è mai capitato, a me molto spesso: apro whatsapp o altre cose del genere e mi ritrovo un amico o un parente che mi ha scritto un messaggio tipo Guerra e Pace. Peggio mi sento se il mittente mi ha spedito un messaggio vocale della durata superiore al minuto.
Come diceva un vecchio dudeista inconsapevole incontrato per caso al bowling:

"Se dovete inviare un messaggio vocale superiore ai 30 secondi chiamate, porca troia!"

Volete dargli torto?
Pensateci.

Io intanto vi saluto.
Tenete botta, guagliù!


Salvini, falla girare!



Salvini ha deciso: i negozi che vendono cannabis light vanno chiusi.
Perché la droga fa male, sempre.
Qualcuno ha provato a spiegargli che nei cannabis store vengono venduti prodotti che hanno una percentuale di THC, il principio attivo che rende "droga" la pianta, troppo bassa per poter essere accusati di alcunché, ma il ministro Salvini se ne frega.

Salvini se ne frega. Embè, il "me ne frego" è certamente uno dei motti preferiti dal secessionista nazionalista comunista padano anticomunista federalista sovranista razzista.

Non solo se ne frega, ma andrà avanti come un trattore. Anzi, come una ruspa, macchinario che notoriamente predilige. "Li chiuderò uno ad uno", tuona da ogni palco della sua campagna elettorale. Purtroppo non parla mai dal Viminale, dove in teoria dovrebbe passare le sue giornate...

Che fare? 
Come glielo facciamo capire a Salvini che pensare di contrastare il narcotraffico rendendo illegali i cannabis store equivale a voler contrastare la prostituzione rendendo illegali le seghe?

Se qualcuno ha la risposta a questa domanda, non esiti a contattarmi.
Con Kalma, s'intende.



Definitely Maybe



Grandissimi pezzi di fango, come va?
E' una vita che non ci sentiamo. Vi sono mancato?
Spero di si.

Ho avuto un casino di cose da fare. Cose che mi hanno preso tempo, denaro e pazienza. Ragion per cui sono stato un po' lontano dalla nostra amatissima Chiesa. Non sono riuscito a prenderla come viene, anche perché veniva storta quando stavo dritto e veniva dritta quando stavo storto. Ho provato ad essere flessibile, fratelli e sorelle care, ma finivo con l'irrigidirmi in quasi tutte le parti del corpo.

(eh, lo sapevo che qualche marpione notava il "quasi" e sghignazzava senza pudore...)

Adesso sono tornato. Definitivamente, forse. A quasi tre anni dalla mia ordinazione a prete dudeista, credo sia giusto riprendere il cammino interrotto. Piano piano, tanto non c'è fretta. Nessuno mi insegue e nessuno mi aspetta. Il nichilismo imperante meriterebbe mazzate e bombe, ma sono cose faticose e io non tengo voglia di affaticarmi. Non più. Non ne vale la pena.

E niente, ci si ribecca su queste pagine e magari su qualche pista da bowling.
A presto, pezzi di fango!