Inizio oggi una rassegna sulla Poesia Dudeista. Per farlo, devo prima spiegare - brevemente, of course - le caratteristiche di questa Poesia.
Partiamo da un concetto fondamentale: creare stanca, meglio riciclare. Ben prima degli ambientalisti, il Dudeista ricicla, riusa, modifica ciò che ha. Nella Poesia Dudeista avviene lo stesso: i Poeti Dudeisti non si mettono mica a creare nuove poesie! Si limitano, altresì, a riciclare quelle già scritte, modificandole in base al nuovo senso che essi vogliono dare (magari dopo qualche white russian o un paio di birre...). Gli altri creano, noi modifichiamo e riusiamo. Diamo nuova vita ai versi immortali... e risparmiamo fatica.
Se poi qualche dudeista trova improvvisamente una botta d'energia, magari dopo una bella pennichella passata ascoltando i Creedence Clearwater Revival stesi su un tappeto che dà un tono all'ambiente, allora è possibile (ma poco probabile) che si cimenti nella creazione di versi completamente originali. Ovviamente parliamo di poesie con pochi versi, che ricordano un Ungaretti ubriaco o un Quasimodo fumato. Versi liberi - mica possiamo affaticarci a trovare le rime! - e metro libero - non ci vorrete far contare le sillabe!
Se poi qualche dudeista trova improvvisamente una botta d'energia, magari dopo una bella pennichella passata ascoltando i Creedence Clearwater Revival stesi su un tappeto che dà un tono all'ambiente, allora è possibile (ma poco probabile) che si cimenti nella creazione di versi completamente originali. Ovviamente parliamo di poesie con pochi versi, che ricordano un Ungaretti ubriaco o un Quasimodo fumato. Versi liberi - mica possiamo affaticarci a trovare le rime! - e metro libero - non ci vorrete far contare le sillabe!
Eccovi la mia prima poesia dudeista:
Ei fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette il birillo immemore
orbo di tanto tiro,
così percossa, attonita
la pista al nunzio sta,
muta pensando all’ultima
chance del Drugo fatale;
nè sa quando una simile
orma di piè mortale
sulla sua cruenta polvere
a scivolar verrà.
Dall’Alpi alle Piramidi,
dal Manzanarre al Reno,
di quello spare il fulmine
tenea dietro al baleno;
scoppiò da Scilla al Tanai,
dall’una all’altra pista.
Fu vera gloria? Ai posteri
L’ardua sentenza: noi
chiniam la fronte al Massimo
Fattone, che volle in lui
del drugo suo spirito
più vasta orma stampar.
La porcellona e trepida
gioia d’un grande tiro,
l’ansia d’un white russian
serve, prendendo il miro;
e giunge, e tiene un premio
ch’era follia sperar;
Tutto ei provò: la gloria
maggior dopo il periglio,
la fuga e la vittoria,
la reggia e il tristo esiglio:
due volte quasi strike,
due volte grande spare.
Ei si nomò: due squadroni,
l’un contro l’altro armato,
scommessi a lui si volsero,
come aspettando il fato;
ei fe’ silenzio, e drugo
s’assise in mezzo a lor.
E sparve, e i dì nell’ozio
chiuse in tappeto e sponda,
segno dei Creedence Clearwater
e di pietà profonda,
d’inestinguibil odio
e tappezzato amor.
Oh quante volte, al tacito
morir d’un giorno inerte,
chinati i ray ban fulminei,
le mani al pen conserte,
stette, e dei dì che furono
l’assalse il sol venir!
E ripensò le mobili
tende, tappeti e valli,
e il lampo de’ manipoli,
e l’onda dei cavalli,
e il tono dato a tutto,
e il celere dormir.
Bella Immortal! Che fica
Bunny alle pompe avvezza!
Succhia ancor questo, allegrati;
chè più superba altezza
al grande onor del porno
giammai non si levò.
Tu dalle stanche ceneri
sperdi ogni ria parola:
Drugo che atterra e suscita,
che affanna e che consola,
walkman e cuffiette
accanto a lui posò.
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