Christmas Blue Fireworks



Questo è il mio primo quadro dudeista. E' un acquerello su carta, delle dimensioni di 24 cm per 33 cm. L'ho intitolato, dopo breve sondaggio su facebook, "Christmas Blue Fireworks". I fuochi d'artificio blu natalizi.
Capita a volte che, durante una messa dudeista, il prete finisca per stare un po' stoned. Colpa dell'incenso e dell'ostia, ovviamente... Se a questo aggiungete un po' di stoner rock di alto livello (che so, i Kyuss o cose del genere), e date al prete un pennello, un foglio di carta ruvida e qualche acquerello, può capitare che escano creazioni del genere.
Non so se vi piacerà o vi farà cagare. Diciamo che me ne frega il giusto. Secondo me starebbe bene in qualche salotto, tanto per dare un tono a tutto l'ambiente. 
La pittura, mia recente passione dopo anni dedicati alla scrittura, mi aiuta parecchio a tenere botta. E, cosa non trascurabile, piace molto alla mia Signora Molto Speciale.

Somebody call it "Progresso"



Los Angeles, anno 2016.
Centinaia di migliaia di macchine in fila. Traffico, ansia, stress.
E qualcuno ha persino il coraggio di chiamarlo "Progresso".
Naaaaaaaah.....

Ei fu



Ei fu. Siccome immobile,
dopo l'ultimo tiro,
stette il birillo immemore
orbo di tanto tiro,
così percossa, attonita
la pista al nunzio sta,

muta pensando all'ultimo
strike dell'uom drughesco;
né sa quando una simile
flessibilità mentale
la sua cruenta polvere
sotto il tappeto metterà.

De Luca e i problemi d'intercalare



De Luca ha esagerato. Certe cose non si dicono manco al bar, di fronte ad uno splendido white russian. Certe cose, forse, non andrebbero nemmeno pensate. Il Trump salernitano, però, non voleva dire quello che ha detto: sono quei terroristi, quei delinquenti dei giornalisti che hanno travisato il senso delle sue parole e montato un caso ad hoc. State flessibili, cari benpensanti del fu Belpaese. 
Il problema, in questo caso, è di intercalare. "Te possino ammazzatte" è una espressione comune, tra uomini della strada. E De Luca, si sa, è uomo della strada. O meglio, di marciapiede. Il famigerato "Devi morire" cantato dai tifosi di calcio nei confronti di un avversario azzoppato non esprime il reale desiderio di vederlo morto. E De Luca, si sa, è noto frequentatore di stadi nonché ex capo ultras dei Granata South Force, uno dei gruppi di punta della torcida salernitana. E non confondete il romano e innoquo "Li mortacci tua" col più grave e partenopeo "I muorti e chi t'è muort": De Luca, si sa, cerca sempre di mostrarsi poco partenopeo, da buon salernitano. 
In definitiva, De Luca voleva dire: "Rosy Bì, li mortacci tua... te possino ammazzatte", solo che sembrava troppo romano, troppo montecitorino, e allora ha preferito italianizzare il concetto.

Ho steso, dandoti il braccio...



Ho steso, dandoti il braccio, almeno un milione di birilli.
E ora che non ci sei è il vuoto ad ogni tiro.
Anche così è stato breve il nostro lungo corridoio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
gli effetti a rientrare, quelli ad uscire,
gli spear, gli strike di chi crede
che la realtà sia quella della pista.

Ho steso milioni di birilli dandoti il braccio
Non già perché con quattr'occhi forse si vince di più.
Con te li ho stesi perché sapevo che di noi due
Le sole vere pupille, sebbene tanto arrossate,
erano le tue.

Referendum, votare NO... o no?



Ci si rivede, fratelli. Dopo qualche mese passato lontano da queste pagine, rieccomi qui. Sono stati mesi di onde alte e tanta, troppa fatica. I napoletani, quando parlano del lavoro, usano la parola " 'a fatica". Sono un popolo dudeista, i napoletani.
Per il resto tutto bene. A voi? Spero che abbiate oziato quanto basta, ascoltato qualche buon blues, fatto una decina di partite a freccette e bevuta tanta buona birra. O una mezza dozzina di White Russian. 
Vi scrivo oggi perché siamo in piena campagna referendaria. Come è noto, noi dudeisti partecipiamo poco alle attività politiche. Da quando ci hanno fregato i sogni chiamati Martin Luther King, Malcolm X e Salvador Allende, da quando abbiamo visto che al di qua e al di là del Muro non c'era poi tanta differenza, da quando hanno sostituito la lotta sociale con le raccolte firme e le occupazioni con gli scioperi della fame (cioè, cazzo, manco un hamburger!), ci siamo defilati dall'agone politico. Ogni tanto, però, ci piovono tra capo e collo delle tornate elettorali a cui non possiamo partecipare. Prendete il prossimo referendum costituzionale, quello del 4 dicembre. Cioè, oh, stiamo parlando della Costituzione, la carta fondamentale della Repubblica! Sono le regole del gioco, signori! Voi vi iscrivereste a un torneo di bowling senza conoscerne le regole? Beh, io certamente no. E se vogliono fare una riforma per far valere i punti fatti in una pista meno dei punti fatti in un'altra, io dico NO. E se vogliono fare una riforma per farmi fare solo il primo tiro, mentre il secondo me lo fanno loro, io dico NO. E se vogliono fare una riforma per decidere sette o otto tipi diversi di strike, quando prima bastava scrivere "è strike quando tutti i birilli cadono a terra al primo colpo", io dico NO.
Quindi, cari fratelli, sono combattuto. Alla luce del mio storico astensionismo, dovrei certamente disertare le urne. In questo caso, però, il quorum non ha valenza e il tema è particolarmente importante. Non so scegliere, dunque: votare NO... o no???

La morale è:
"Se votare servisse a qualcosa, non ce lo farebbero fare... ma proprio perché è deliziosamente inutile, ogni tanto va fatto!"

Ed è subito...



Ognuno sta solo nel cuor della pista
trafitto da un raggio di Kalma:
ed è subito strike.

Notte



Basta in cielo una stella
a fare la canna più bella.
Notte sulla baia,
il cane non abbaia
e la luna è una sòla.


Il ladro



Danny il rosso, un prete dudeista come me, una sera tornò a casa. Nel suo bel prefabbricato di legno a pochi metri dal mare. Aveva una busta di plastica. Dentro c'era un po' frutta e una birra gelata.  Cena leggera.
Quando andò per aprire la porta, notò che fosse già aperta. Entrò lentamente e un po' impaurito. C'era un ladro nell'appartamento. Il ladro lo vide e lo minaccio con una pistola, palesemente finta. Danny alzò le mani, ma notò che il ladro non aveva preso quasi nulla. Anche perché Danny il rosso non possedeva granché: costantemente in bolletta, non aveva oro o preziosi né possedeva oggetti di valore in casa. Allora Danny gli disse:
- Stai calmo, fratello. Come vedi, oggi ti è andata male. Non ho niente di valore. Se vuoi, posso darti i miei vestiti. Sono l'unica cosa decente che ho. Magari te li rivendi e ci fai qualcosa di soldi.
Il ladro non disse nulla. Ovviamente non si aspettava questa proposta da parte di Danny. Attese un po', poi accettò la proposta di Danny.
- Ok, dammi i tuoi vestiti. Mettili qui dentro.
Il ladro gli passò una borsa sportiva. Danny la prese e si avviò al suo armadio, che era già aperto. Cominciò a prendere camicie, polo, pantaloni. Metteva tutto nella borsa.
- Sbrigati, forza!
- Si si, ho quasi finito...
Danny mise la mano in fondo all'armadio. Toccò il ferro gelido della sua mazza da baseball ed ebbe un brivido. Era stato un bel Terza Base, in gioventù. Si girò con una velocità inconsueta per un dudeista e piazzò la mazza da baseball sulla capoccia del ladro, che stramazzò al suolo. Danny, con tutta la Kalma degna di un dudeista, prese due cinte e legò mani e piedi del ladro. Poi uscì sul patio e chiamò la polizia. In quel momento si ricordò che aveva qualcosa in casa che era meglio non far trovare agli sbirri, e rientrò di fretta e furia.

La morale della storia è: 
"Mai fidarsi di chi vuole regalarti qualcosa quando non te lo meriti, specie se ha giocato a baseball."

Ciao Bud, dudeista partenopeo



"La mia filosofia di vita? Futtetenne!". 
Se non è dudeismo questo, non so cosa possa esserlo.

Si chiamava Carlo Pedersoli ed è stato il primo nuotatore italiano a scendere sotto il minuto. Per tutti, però, è stato e rimarrà Bud Spencer, l'attore dal faccione (e dal pancione) tondo e dallo sganassone rumoroso. Decise di chiamarsi così in omaggio alla Budweiser, la sua birra preferita, e a Spencer Tracy, il suo attore preferito. Ieri sera ci ha detto ciao, per sempre.
E' andato a mangiare i fagioli insieme agli angeli, a cantare le canzoni napoletane con Roberto Murolo e Pino Daniele, a ridere con Massimo Troisi, Totò ed Eduardo. Probabilmente tirerà qualche pugno con Muhammad Alì e Mario Brega, così... giusto per non perdere l'abitudine. Sicuramente vedrà le partite di NFL ripensando al suo mitico numero 63, quel Bulldozer indimenticabile per tante generazioni. E butterà un occhio anche sullo stadio San Paolo, da vecchio cuore azzurro e da napoletano fiero.

Addio Bud. Grazie per i crampi che ci hai fatto venire alle guance per le tantissime risate. Grazie per i tuoi occhi stretti e i tuoi cazzotti larghi. Grazie per il tuo Bomber (salutaci Giorgione) e per il tuo Bulldozer. Grazie per essere nato con la camicia, per essere stato sempre dalla parte degli ippopotami, per le magnate e le scazzottate con tuo fratello Trinità. Grazie, Banana Joe. Ci mancherà il tuo Piedone. E stasera mangeremo fagioli e salsicce e berremo Budweiser, in tuo onore. E un rutto ti saluterà.
"Io sono Napoletano, non italiano"

Bowling in the wind



Quanti strike deve fare un uomo
prima di essere chiamato Dude?
Per quanto tempo un uomo deve guardare in alto
prima di vedere il punteggio sul tabellone?
Per quanto tempo un birillo può resistere
prima che venga spazzato via dalla palla?
Per quanto tempo starete senza Kahlua
e farete il White Russian col Borghetti?
Quante pisciate dovete farvi sul mio tappeto
che dà un tono a tutto l'appartamento?

The answer, my friend, is bowling in the wind,
The answer is bowling in the wind.

Stracolmo



Una volta stavo al bowling per i fatti miei. La partita di torneo era stata posticipata, ma io ci ero andato lo stesso. Giusto per fare due tiri a freccette o a carambola, niente di impegnativo.
Comunque stavo seduto in fondo alla sala, sull'ultimo divanetto vicino all'ultima pista di bowling. Un tizio si avvicina e mi fa: 
- Sei tu il prete drugo...o una cosa del genere?
Avrei dovuto mandarlo a fanculo all'istante, ma il tizio si era presentato con due belle Peroni ghiacciate in mano e due bicchieri anonimi. Si vede che qualcuno doveva averlo avvisato: mai presentarsi dal Prete senza una birra in mano.
Gli faccio cenno di sedersi. Lui si presenta dicendomi il suo nome qualunque, io gli stringo la mano senza dirgli il mio e, soprattutto, senza togliere gli occhiali da sole. Lui mi porge la birra e mi fa:
- Salute, prete...
Io sollevo la birra come per ringraziarlo del brindisi e comincio a bere direttamente dalla bottiglia. Lui invece riempie il bicchiere, manda giù un mezzo sorso frocio e incomincia a tempestarmi di domande. Siccome qualche rottinculo gli aveva detto che ero una specie di filosofo santone che riesce a trovare una soluzione per ogni cazzo e bla bla bla del genere, il tizio non faceva altro che raccontarmi la sua vita di merda e chiedermi consigli: sullavoro, sulla moglie, sula figlia.
- Insomma, prete... mi hanno detto che sei una spada in questo genere di cose. Beh, io sono tutto orecchi.
Io presi la sua birra e cominciai a versarla lentamente nel suo bicchiere. Senza dir niente. Lui mi guardava raggiungere l'orlo...e non fermarmi. La birra tracimò e cominciò a colare sul tavolo. Lui si aprì in un sorriso scostumato, senza permesso:
- Ho capito, prete. Questo è tipo la storia zen del tizio che va dal maestro e gli chiede cosa sia lo zen e allora il maestro gli riempie la tazza di thè fino a farla traboccare per fargli capire che lui non può capire lo zen fino a che sta così pieno di idee e allora...
- No, non hai capito.
La mia risposta giunse al momento giusto, interrompendo il suo soliloquio.
- Non hai capito un cazzo. Lo vedi il tuo bicchiere? Ecco, è come le mie palle: me le hai riempite talmente tanto che adesso traboccano dai boxer...

La morale della storia è: 
"Mai rivolgersi a un prete dudeista dicendo più parole di quante la bottiglia di birra che gli avete offerto può contenere."

4 maggio e mezzo




Inizio oggi una rassegna sulla Poesia Dudeista. Per farlo, devo prima spiegare - brevemente, of course - le caratteristiche di questa Poesia.
Partiamo da un concetto fondamentale: creare stanca, meglio riciclare. Ben prima degli ambientalisti, il Dudeista ricicla, riusa, modifica ciò che ha. Nella Poesia Dudeista avviene lo stesso: i Poeti Dudeisti non si mettono mica a creare nuove poesie! Si limitano, altresì, a riciclare quelle già scritte, modificandole in base al nuovo senso che essi vogliono dare (magari dopo qualche white russian o un paio di birre...). Gli altri creano, noi modifichiamo e riusiamo. Diamo nuova vita ai versi immortali... e risparmiamo fatica.
Se poi qualche dudeista trova improvvisamente una botta d'energia, magari dopo una bella pennichella passata ascoltando i Creedence Clearwater Revival stesi su un tappeto che dà un tono all'ambiente, allora è possibile (ma poco probabile) che si cimenti nella creazione di versi completamente originali. Ovviamente parliamo di poesie con pochi versi, che ricordano un Ungaretti ubriaco o un Quasimodo fumato. Versi liberi - mica possiamo affaticarci a trovare le rime! - e metro libero - non ci vorrete far contare le sillabe!
Eccovi la mia prima poesia dudeista:


Ei fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette il birillo immemore
orbo di tanto tiro,
così percossa, attonita
la pista al nunzio sta,

muta pensando all’ultima
chance del Drugo fatale;
nè sa quando una simile
orma di piè mortale
sulla sua cruenta polvere
a scivolar verrà.

Dall’Alpi alle Piramidi,
dal Manzanarre al Reno,
di quello spare il fulmine
tenea dietro al baleno;
scoppiò da Scilla al Tanai,
dall’una all’altra pista.

Fu vera gloria? Ai posteri
L’ardua sentenza: noi
chiniam la fronte al Massimo
Fattone, che volle in lui
del drugo suo spirito
più vasta orma stampar.

La porcellona e trepida
gioia d’un grande tiro,
l’ansia d’un white russian
serve, prendendo il miro;
e giunge, e tiene un premio
ch’era follia sperar;

Tutto ei provò: la gloria
maggior dopo il periglio,
la fuga e la vittoria,
la reggia e il tristo esiglio:
due volte quasi strike,
due volte grande spare.

Ei si nomò: due squadroni,
l’un contro l’altro armato,
scommessi a lui si volsero,
come aspettando il fato;
ei fe’ silenzio, e drugo
s’assise in mezzo a lor.

E sparve, e i dì nell’ozio
chiuse in tappeto e sponda,
segno dei Creedence Clearwater
e di pietà profonda,
d’inestinguibil odio
e tappezzato amor.

Oh quante volte, al tacito
morir d’un giorno inerte,
chinati i ray ban fulminei,
le mani al pen conserte,
stette, e dei dì che furono
l’assalse il sol venir!

E ripensò le mobili
tende, tappeti e valli,
e il lampo de’ manipoli,
e l’onda dei cavalli,
e il tono dato a tutto,
e il celere dormir.

Bella Immortal! Che fica
Bunny alle pompe avvezza!
Succhia ancor questo, allegrati;
chè più superba altezza
al grande onor del porno
giammai non si levò.

Tu dalle stanche ceneri
sperdi ogni ria parola:
Drugo che atterra e suscita,
che affanna e che consola,
walkman e cuffiette
accanto a lui posò.

Abide, ovvero "Tenere botta"




L’ultima battuta di Dude Lebowski nel film Il Grande Lebowsky è “The Dude Abides”. Il Drugo tiene botta.
Tenere botta è uno dei comandamenti dudeisti più importanti. Come ogni comandamento, merita talvolta di essere disatteso... ma, in generale, l'approccio dudeista alla vita e al traffico cittadino è fondato sul tenere botta.
Che significa, allora, "tenere botta"? Significa flettersi come una canna di bambù travolta dal vento. Significa cavalcare le onde comodamente seduti su una tavola da surf. Significa rispondere "fanculo" (oppure "Ktm", cioè "Kitammuort", se il drugo in questione è partenopeo come il sottoscritto) a chi si affanna per guadagnare due euro in più all'ora, a chi ti fa i fari perché 130 km all'ora sull'autostrada sono pochi per lui, a chi ti vuole spiegare come si vota, come si gioca a calcio, come si tira una freccetta, come si fa spare.
Tenere botta vuol dire anche non preoccuparsi delle mode, dei vestiti che si indossano, del taglio di capelli fuori tempo, della musica che si ascolta. Quando i vestiti, i capelli, la musica e il boccale ci garantiscono comodità e Kalma, non abbiamo bisogno d'altro per tenere botta alla grande.

Cos'è il Dudeismo?



Partiamo dall'etimologia: dudeismo deriva da "dude", termine inglese tradotto in italiano con la parola "drugo", in riferimento al personaggio del film Il Grande Lebowski.
Il Dudeismo è una "religione" fondata da un povero disgraziato di nome Oliver Benjamin, il quale fece nascere questo nuovo culto dopo la visione del suddetto film.
In realtà, il Dudeismo non è una nuova religione, ma è una filosofia di vita vecchia quasi quanto l'uomo. L'idea che la vita vada vissuta con calma, senza eccessivi stress, dedicandosi ai piccoli piaceri fisici e mentali, tenendo botta di fronte alle avversità e approcciandosi al divenire con una mente aperta e flessibile... beh, che grande fottutissima idea! 
Il primo Dudeista della storia è probabilmente Laozi (o Lao Tsu), fondatore del Taoismo. La sua filosofia si potrebbe riassumere in "be quiet, don't be afraid". Uno dei fondamenti del Dudeismo si ritrova anche nel Taoismo: non c'è strike senza gutter (palla in corsia), non c'è 180 senza uno zero... non c'è yin senza yang.
Anche Siddartha Gautama, il Buddha storico, era un Dudeista inconsapevole. La religione da lui fondata ha come scopo il raggiungimento del Nirvana, cioè la pace assoluta. Come si raggiunge il Nirvana? Tramite l'Ottuplice Sentiero, che soggiace alla legge del Karma. Il Dudeismo funziona alla stessa maniera, ma ovviamente usa vocaboli molto più semplici e meno faticosi da comprendere. Il nostro Nirvana è la Calma interiore, che si raggiunge tramite un white russian, i Creedence Clearwater Revival, un bel tappeto nel salotto e, soprattutto, tenendo botta. Il Dudeismo spiega anche che "tenere botta" non significa essere fieramente immobili di fronte agli sconvolgimenti della vita, bensì bisogna essere flessibili come una canna di bambù al vento, che si piega senza mai spezzarsi.
Anche lo Zen giapponese è una filosofia che discende dal Dudeismo primordiale: entrambe antepongono l'esperienza diretta alla mera contemplazione; entrambe antepongono la calma alla fretta, il passo alla corsa, la semplice partita alla complessità del torneo. Come potete notare, uso il verbo "anteporre" e non "contrapporre". Gli opposti stanno insieme, non contro. Bisogna saperli equilibrare, come uno spare con birilli distanti.
Venendo alla nostra Europa, la prima filosofia direttamente ispirata al Dudeismo primordiale è probabilmente quella di Aristippo e della sua Scuola Cirenaica. Una delle sue massime più famose è  "habere, non haberi", cioè "possedere, non essere posseduti". Questo significa che di fronte alle cose piacevoli della vita dobbiamo avere un atteggiamento di distacco, per evitare di esserne dominati, Pensate ai soldi: certamente servono per una birra, una partita di bowling o un bel tappeto che dia un tono all'appartamento, ma non possono diventare una ragione di vita, uno strumento che ci domina e il cui possesso determina la nostra felicità.
Altre filosofie/religioni/culti di tipo Dudeistico sono l'epicureismo, il sufismo, il surfismo, il lennonismo, il simpsonismo, il boccismo, il carambolismo, e boh qualche altra cosa pure.


Il ballottaggio

Cari fratelli e sorelle,
tra qualche giorno ci saranno i ballottaggi per la carica di sindaco. Qui a Roma si sfideranno l'immarcescibile Virginia Raggi, per il MoVimento 5 Stelle, e il compagno radical-rutelliano Roberto Giachetti, per il Partito sedicente Democratico.
Premessa: al primo turno non ho votato né per la Raggi, né per Giachetti. Sono un vecchio bolscevico stalinista terzinternazionalista con scappellamento a sinistra; almeno al primo turno, ho votato altra roba.
Chi devo votare, adesso? Vi racconto una storiella.

Avevo pensato di astenermi, ma poi sono stato avvicinato da alcuni esponenti del PD. Il primo l'ho beccato al bar, mentre ero davanti ad una bella birra gelata dopo un'aspra battaglia a colpi di freccette. Un paio di 180 infilati al momento giusto mi avevano messo di buon umore.
Questo tizio del PD mi si è avvicinato:
- Compagno Antonio! Non dirmi che al ballottaggio voti per quei fascisti a 5 stelle!
- No, lo sai benissimo che non voto i menscevichi del nuovo millennio.
- Benissimo! Allora voti Giachetti, no?
Mi sono avvicinato ai suoi occhi, senza togliere gli occhiali da sole dai miei:
- Aspetta un attimo... i 5 Stelle non li devo votare perché sarebbero fascisti... e perchè dovrei votare il PD? Che so', comunisti? Giachetti è comunista?
Il tizio prima si è messo a ridere, poi si è guardato intorno e mi ha risposto:
- Guarda che sono il primo dei non eletti. Per entrare al Campidoglio, deve vincere Giachetti, altrimenti resto fuori.
- E io che posso farci?
- Ho capito... vuoi dei soldi? Guarda che io non sono il tipo da comprare voti.
- Ma chi ti ha chiesto niente! Ci riesci a convincermi che mi conviene votare Giachetti o manco ci vuoi provare?
Il tizio si allontana da me.
- Vabbè, ho capito... vuoi prendermi per il culo. Sei poco serio.
Prende e se ne va. Non mi saluta nemmeno.

Allora esco dal bar e vado a comprare il fumo per la pipa (si, fumo la pipa... non chiedetemi perché, non lo so manco io). Entro dal tabaccaio e chi ti becco? Un altro del PD, uno che si è candidato al municipio. Pure questo si avvicina con fare gioviale, come se fossimo vecchi amiconi:
- Compagno Antonio, da quanto non ci vediamo, eh?
- Eh si, dalla scorsa campagna elettorale, più o meno.
Il genio non coglie che gli sto facendo notare quanto negli ultimi tre anni non sia stato mai visto a pascolare nel quartiere...
Mi prende sotto il braccio e mi fa, con voce alta per farsi sentire dai presenti:
- Posso offrirti un caffè?
- No grazie, ne ho già presi troppi. Meglio un white russian.
Come se non gli avessi risposto niente, mi parla a bassavoce:
- Senti, ma mica voterai la Raggi? Se vince quella, qui a Roma non arriva una lira dal governo. E sto territorio lo dovemo da risollevà o no?
Io lo guardo e gli faccio:
- C'hai ragione, c'hai... però io vorrei un white russian.
- Si si, ho capito...
Poi si guarda intorno, si alza e mi fa:
- Sapevo che potevo contare sul tuo voto.
E se ne va.

Ora ditemi voi. Sono io che ci sto andando giù pesante con le birre o c'è qualcosa che non quadra nel divenire cosmico di un piddino qualunque?
Comunque devo dire che la loro opera di convincimento ha portato dei frutto.
Mi hanno convinto. Andrò a votare.
Virginia Raggi, of course...